Alan Mattiassi

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Alan Mattiassi
Laurea in Discipline dello sviluppo psicologico e dell'istruzione, in Neuropsicologia e neuroscienze cognitive
Game Psychologist
Udine

Intervista rilasciata a marzo 2024

 

"Hai la possibilità di scegliere tra due vie: la prima è percorrere strade note, con compromessi rispetto alla tua individualità ma un piano ben preciso; puoi conoscere in anticipo senza problemi sia i compromessi che il piano, sia il margine di rischio che ti prendi; oppure puoi percorrere strade nuove, cucite su misura per te senza alcun piano; in questo caso, sai solo la tua misura di te, e il margine di rischio è totalmente sconosciuto. Non ti sto consigliando di calcolare cosa ti conviene, ma di considerare se riuscirai a prendere una strada e rinunciare all’altra con serenità. Vivrai felicemente la scelta fatta, al netto di un esito che ora non puoi ancora conoscere?"

 

1) NOME- COGNOME 

Alan Mattiassi

 

2) AZIENDA ATTUALE PRESSO CUI SEI IMPEGNATO, RUOLO E SEDE

Libero professionista

 

3) FORMAZIONE PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE: CORSO DI STUDI/MASTER/DOTTORATO

Laura magistrale in psicologia

 

4) ULTERIORE FORMAZIONE (PRESSO ALTRI ISTITUTI UNIVERSITARI: CORSI DI STUDIO/MASTER/DOTTORATI DI RICERCA)

Dottorato di ricerca in Comunicazione Multimediale (UniUd)

 

5) CI RACCONTI QUALCOSA DI TE?

Sono uno psicologo, ma anche un giocatore. Ho messo insieme queste mie due anime per crearmi un’identità professionale nuova, che non ho visto da nessun’altra parte, che chiamo “psicologo del gioco” perché riassume bene ciò che faccio: lavoro alla progettazione e allo sviluppo di interventi basati sul gioco in cui l’esperienza della persona riveste un ruolo centrale. In alcuni casi utilizzo il gioco come strumento di ricerca, per capire il funzionamento mentale delle persone; in altri casi, utilizzo queste conoscenze per portare le persone ad attuare determinati comportamenti virtuosi. Ad esempio, progetto interventi educativi e formativi con il gioco, come quelli a scuola o in azienda, e creo strumenti game-based o gamification-based appositi per questi interventi, come veri e propri giochi per il cambiamento sociale o percorsi gamificati. Partecipo continuamente al mondo della ricerca accademica, contribuendo a sviluppare l’ambito della psicologia del gioco. Una gran parte del mio lavoro è formare persone che utilizzeranno poi il gioco nella loro attività e non sanno come funziona la mente della persona giocante: infatti, non esistono ancora percorsi accademici formali su questo. Infine, mi occupo di divulgazione, parlando a seminari, congressi, eventi e scrivendo.

 

6) COSA TI APPASSIONA DEL TUO LAVORO?

Il mio lavoro è l’applicazione della mia passione, quindi ogni volta che accetto di contribuire ad un progetto la mia guida è l’entusiasmo per poter essere utile con ciò che mi piace. Ma in assoluto, la cosa che mi appassiona di più è la fase in cui devo capire il modo in cui le persone, giocando, dovranno arrivare agli obiettivi del progetto (ad esempio come le persone devono apprendere qualcosa, rendersi conto di qualcos’altro, o adottare un determinato tipo di cambiamento).

 

7) COSA PORTI CON TE DELL’ESPERIENZA DI STUDIO ALL’UNIVERSITÀ DI TRIESTE?

L’esperienza all’università di Trieste è stata strana. Da un lato mi ha fatto innamorare della scienza e della ricerca, e tuttora rimane il mio posto preferito dove andrei a lavorare immediatamente. Dall’altro è stato uno strano esperimento, che mi ha portato a trasferirmi, poi a fare da pendolare, poi a frequentare solamente per gli esami, poi a tornare e dedicarmici completamente… Decisamente non ho sfruttato l’esperienza al massimo di quanto avrei potuto. La rifarei? Senza alcun dubbio.

 

8) QUALI SONO LE COMPETENZE O CARATTERISTICHE INDISPENSABILI PER IL TUO LAVORO?

Penso che nel mio lavoro una visione molto allargata della psicologia sia essenziale. Io ho una formazione in psicologia dell’età evolutiva ed in neuroscienze e neuropsicologia, ho dovuto recuperare molto della psicologia sociale e della psicologia cognitiva. Mi sono interfacciato blandamente con la psicologia clinica, mentre tutta l’area statistica mi è sempre stata immensamente utile. Per guardare con occhi da psicologo ad un fenomeno così trasversale come il gioco serve anche addentrarsi in tante altre discipline, dal game design all’antropologia, dalla sociologia all’economia. È essenziale capire come queste discipline possano dialogare e sinergizzare con la psicologia e le sue innumerevoli declinazioni. Infatti, ho lavorato a lungo assieme ad economisti, pedagogisti, sociologi, designer, medici, filosofi, educatori, ingegneri…

Sul lato gioco c’è poco da dire: è essenziale conoscere in prima persona il mondo del gioco, cioè giocare, ma non solo a ciò che piace, è essenziale spaziare e provare ogni forma di gioco.

Infine, penso che siano essenziali queste  caratteristiche che riguardano più il profilo della persona o lo stile cognitivo che competenze tecniche: una estrema curiosità e voglia di sperimentare, e una forte tendenza a pensare fuori dagli schemi.

 

9) COSA CONSIGLIERESTI A UN NEOLAUREATO CHE HA INIZIATO LA RICERCA DEL PRIMO IMPIEGO?

Consiglierei di identificare il modo in cui vuole spendere la propria vita. Il lavoro è solo una parte e può essere vista come strettamente strumentale, ma è anche vero che sarà il più grande impegno che avrà, quindi di certo non vorrà dedicarsi a qualcosa che non è allineato con ciò che considera una vita ben spesa.

Una volta che ha fatto ciò, consiglierei di provare tutte le esperienze che sono opportunità di coltivare parti di questo, di cercare di crescere come professionista e di trovare le occasioni per farlo.

Infine, suggerirei di non buttare tempo inseguendo il profitto, almeno inizialmente, perché innanzitutto è poco plausibile in una primissima fase e poi perché sposta il focus dalla crescita come professionista allineata ai desideri della persona.

 

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