Intervista rilasciata a marzo 2017
"Pensa in grande. Poniti degli obiettivi molto più ambiziosi di quelli che pensi di poter raggiungere. Non ti scoraggiare di fronte alle difficoltà e premia sempre la qualità."
1) NOME - COGNOME
Serena Zacchigna
2) AZIENDA ATTUALE PRESSO CUI SEI IMPEGNATA E RUOLO
Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute; Group Leader - Cardiovascular Biology ICGEB; Trieste
3) FORMAZIONE PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE: LAUREA/MASTER/DOTTORATO
Laurea ante riforma in Medicina e Chirurgia
4) PUOI SPIEGARE QUALI SONO LE TUE MANSIONI E LE RESPONSABILITÀ CHE RICOPRI?
Dirigo un gruppo di ricerca interessato allo sviluppo di nuove terapie capaci di modulare lo sviluppo di vasi sanguigni, che svolgono un ruolo fondamentale nelle malattie cardiovascolari e nei tumori. Attualmente stiamo cercando di capire i motivi per cui il cuore è raramente colpito da tumori e in che misura questo possa essere dovuto alla difficoltà del cuore adulto di formare nuovi vasi sanguigni.
5) QUALI SONO STATE LE TUE PRIME ESPERIENZE DI LAVORO DOPO LA LAUREA? CREDI SIANO SERVITE PER ARRIVARE ALLA TUA POSIZIONE ATTUALE?
Ho conseguito un dottorato in genetica molecolare e poi ho vinto una borsa Marie-Curie per trascorrere due anni in un grosso laboratorio in Belgio. Queste due esperienze sono state fondamentali per avere la conferma che la ricerca era la mia passione e che, come medico, volevo provare a scoprire qualcosa di importante, che potesse avere un impatto reale sui pazienti.
6) IN CHE MODO IL TUO PERCORSO DI STUDI HA INFLUITO SULLE TUE SCELTE PROFESSIONALI?
Studiare Medicina è stato per me fondamentale. Ho dovuto certo spendere molti fine settimana e serate a colmare alcune lacune di biologia molecolare, ma l’ho fatto con piacere perché per me stare in laboratorio è sempre stato un divertimento, quasi un hobby. Al contrario, aver studiato una disciplina biologica non mi avrebbe consentito di avere la visione clinica, la capacità di dialogare con gli altri medici utilizzando lo stesso linguaggio e avere il ‘feeling’ immediato di quali risultati della ricerca hanno una reale potenzialità di migliorare le terapie esistenti.
7) COSA PORTI CON TE DELL’ESPERIENZA DI STUDIO ALL’UNIVERSITÀ DI TRIESTE?
È stato un periodo molto intenso in cui ho gettato le basi per la mia vita personale e professionale, ho capito cosa sarei voluto diventare “da grande” e anche che era arrivato il momento di iniziare ad assumere le mie responsabilità. Ho iniziato a intuire il significato di parole che prima appartenevano ad altri, ai grandi appunto, come “professionalità”, “ambizione”, “perseveranza”. Credo che all’università si entri da “bambini/adolescenti” ma, se tutto va per il verso giusto, si dovrebbe uscirne da “piccoli professionisti”.
8) COSA CONSIGLIERESTI A UN NEOLAUREATO CHE DESIDERA INTRAPRENDERE LA TUA PROFESSIONE?
Ai giovani neolaureati di oggi consiglio di seguire le proprie passioni, di pensare in grande, cioè di porsi degli obiettivi più ambiziosi di quelli che sembrano raggiungibili perché questo è il momento di settare l’altezza dell’asticella della nostra professionalità e dopo sarà sempre più difficile spostarla in alto. Credo che l’aforisma ‘la fortuna aiuta gli audaci’ sia assolutamente vero. Infine vorrei dire loro di non scoraggiarsi mai, nemmeno di fronte a difficoltà che in prima battuta sembrano insormontabili e di premiare sempre e solo la qualità. E di puntare a una professione che li diverta e che consenta di apprezzare e vivere fino in fondo ogni giorno lavorativo.